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Il colore del sangue

Quando osservo le cellule della pelle al microscopio non vedo differenze tra quelle di un uomo o una donna, tra quelle di una pelle nera o una bianca.
Le membrane, il citoplasma, i nuclei, le piccole ghiandole del sebo e del sudore, le terminazioni nervose e i vasi capillari, non sono diversi tra un europeo, un africano, un arabo o un cinese.

Alle cellule non interessa in quale luogo della terra si trovano.

Se durante un’autopsia osservo il cervello o il cuore, non posso dire se appartengono a un marocchino, un italiano o un filippino.

Anche il sangue è sempre rosso.

Le lacrime sono limpide e salate per ogni uomo della terra.
Così la percezione del dolore, le emozioni, la gioia, la paura… avvengono allo stesso modo in ognuno di noi.
Le cellule tendono a unirsi e continuamente creano legami tra loro, perché solo così possono formare i tessuti e gli organi che rendono ogni uomo un essere vivente.

E il colore della pelle? Un sottilissimo strato superficiale formato da piccolissimi granuli scuri.Se questi granuli si potessero raccogliere peserebbero pochi grammi.
Essi, sia pochi che numerosi, non sono determinanti sulla vita dei settanta chili di cellule che formano un uomo. Occhi azzurri, verdi o marroni vedono le stesse cose allo stesso modo.

Ma allora perché per alcuni è così importante il colore di un uomo?

Pensiamo sempre alle cellule che pulsano e si rigenerano,  alle cellule che soffrono e a quelle che sono felici, alle cellule che insieme creano la vita, di qualsiasi colore quel corpo ci appaia.

Antonino Di Pietro

Direttore OK SALUTE
Direttore Istituto Dermoclinico Vita Cutis – Milano

 

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Crediti immagine: Pixabay
Fonte: Editoriale Ok Salute e Benessere di Marzo 2018